JUVENTUS-LAZIO, LA NOTTE DI ALLEGRI: “MI HANNO DATO DUE OBIETTIVI, è IL MOMENTO DI RACCOGLIERE”

TORINOAllegri, si sa, è un allenatore in prosa e prosaicamente è pronto a far notare che la sua missione è sul punto di essere compiuta. «La società ci ha dato direttive ben precise. Avevamo due obiettivi: entrare nelle prime quattro, e momentaneamente siamo terzi, e centrare la finale di Coppa Italia. Stasera (Canale 5, ore 21) vedremo se siamo stati bravi o meno». A traguardi raggiunti — per la matematica di un posto in Champions bastano sei punti, per la finale difendere all’Olimpico due gol di vantaggio sulla Lazio — la valutazione della società diventerà soggettiva e non più oggettiva, perché l’unica oggettività possibile è quella dei risultati e Allegri rivendicherà in eterno di averli centrati. In Coppa Italia gli hanno chiesto la finale perché tra arrivarci e vincerla balla troppa aleatorietà. E poi quello che conta è avere la possibilità di qualificarsi alla Supercoppa, che allarga il ventaglio dei ricavi e delle possibilità di un titolo: l’anno prossimo la Juve avrebbe cinque trofei da giocarsi (c’è anche il Mondiale per club).

Il futuro di Allegri

La soggettività ha invece un ampio spettro, riguarda le considerazioni sulla bontà del lavoro svolto in rapporto allo stipendio percepito e il peso da dare alla qualità del gioco, al rapporto con i giocatori, alla loro valutazione (o svalutazione): sono i criteri che indirizzeranno la dirigenza (che, dice Max, «ha tutti i diritti di valutare il surplus che può dare un allenatore») verso la decisione più importante da prendere, quella che più d’ogni altra segnerà il futuro della squadra: tenere l’allenatore o cambiarlo? Al momento, la tendenza verso la sfiducia è lampante, ma cosa succederebbe se Thiago Motta, l’alternativa individuata, scegliesse di restare a Bologna? Intanto, gli esili due punti che lo separano da Allegri in classifica, nonostante la differenza di valore delle squadre allenate, spiegano perché la gente in larga maggioranza si è schierata, e non per la conferma dello status quo.

Lazio, serve la rimonta

L’oggettività dei numeri racconta anche che alla finale di Coppa Italia la Juve è vicinissima, visto che in tutta la stagione i bianconeri hanno perso una sola volta con due gol di scarto (il grottesco 4-2 col Sassuolo) e mai con tre o più: la Lazio dovrebbe dunque realizzare un’impresa magari non impossibile ma comunque inedita. A Roma non sembrano crederci: la prevendita è stata fiacca con soli 38 mila biglietti venduti e una previsione di 42 mila spettatori, dei quali uno su quattro juventino. Siamo dunque lontano dal pienone di tifo e d’entusiasmo, Tudor non ha ancora scaldato i cuori e i destini della Lazio restano orientati dalle lune di due che hanno già deciso di cambiare aria, Luis Alberto e Felipe Anderson. Il centravanti sarà sempre lo sterile Castellanos, con Immobile in panchina, mentre in mezzo al campo dovrebbe ritrovare spazio Guendouzi. Nella Juventus è fuori Gatti per squalifica.

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