MKHITARYAN L'IMMORTALE: «CON L'INTER VINCERò ANCORA, NON è DA TUTTI CONQUISTARE LO SCUDETTO A 35 ANNI»

Miki l'immortale: «Non è da tutti vincere uno scudetto a 35 anni». E da protagonista assoluto per minuti in campo (1° tra i giocatori di movimento con 2740' in 35 presenze su 35, 34 da titolare), quantità, qualità e bonus garantiti (2 reti e 8 assist) alla causa tricolore. Nella corsa alla seconda stella dell'Inter, il classe '89 Henrick Mkhitaryan ci ha messo molto del suo, sfidando il tempo che passa e avendola vinta, come sempre, grazie a lavoro, riposo e abnegazione «perché per un calciatore della mia età è un po' difficile giocare, io cerco di riposarmi bene, di allenarmi bene e di dare il massimo» la ricetta del "vecchietto" terribile di Inzaghi per stare sempre sul pezzo.

Il risultato è il primo titolo nazionale conquistato nei primi 5 campionati europei (dopo quelli con Pyunik, 4, e Shakhtar, 3, in Armenia e Ucraina) alla veneranda età di 35 anni. Sempre di corsa e all'insegna della doppia fase, come d'abitudine e senza avvertire il peso della carta d'identità. «Sì, è davvero un trofeo prezioso, perché ho aspettato a lungo questo scudetto - ha sottolineato Mkhitaryan alla tv pubblica armena -. Il campionato italiano è molto importante e sono molto felice, perché non tutti riescono a vincerlo a 35 anni, ma non mi soffermerò su questo risultato. Con l'Inter ho ancora due anni di contratto, fino al 2026. Vedremo se potrò giocare fino a quel momento, poi penseremo se continuare in nerazzurro o altrove. Ma, finché sarò qui, ripeto, darò sempre il massimo».

Contribuendo a nuove vittorie della banda Inzaghi. E, magari, arricchendo ulteriormente una bacheca personale, che annovera già 24 trofei tra Pyunik, Shakhtar, Borussia Dortmund, Arsenal, United e Beneamata. «Il mio primo obiettivo fin dall'infanzia era giocare nell'Arsenal, diventando un professionista, e l'ho raggiunto. Ora mi restano questi due anni all'Inter, poi penserò al mio futuro». Ma mettendo sempre la passione per il calcio dinnanzi ai soldi e agli ingaggi milionari dei nuovi "paradisi" del pallone. «Io in Arabia Saudita? Quella è una porta chiusa per me. Portando giocatori forti, la Saudi Pro League sta cercando di sviluppare il calcio e rafforzare il campionato, ma io vedo la cosa negativamente perché i soldi non sono importanti in questo sport - la chiosa di Mkhitaryan -. L'amore per il calcio è importante».

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