GIRO D’ITALIA, FAVORITI, TAPPE E INSIDIE: TUTTO QUEL CHE C’è DA SAPERE SULLA CORSA ROSA

Manca davvero poco all’inizio dell’edizione numero 107 del Giro d’Italia, che prenderà il via sabato 4 maggio dalla Reggia di Venaria Reale. Nonostante parecchie defezioni importanti, la corsa rosa saprà sicuramente appassionare i tifosi con tante salite mitiche, alcune tappe affascinanti e il calore del popolo delle due ruote. Alla vigilia della Grande Partenza in Piemonte, vediamo quindi quali saranno le tappe chiave, i favoriti per la vittoria finale, le possibili sorprese e gli italiani da tenere d’occhio. Trovate tutto nel nostro special: buon Giro a tutti!

Partenza a razzo

Ultimamente i grand tour fanno a gara a rendere le prime tappe più complicate possibile, per aumentare lo spettacolo. La Grande Partenza da Venaria Reale potrebbe offrire già fuochi d’artificio, dalla salita di Superga allo strappo finale di 1,5 chilometri all’8,6% di pendenza media, dove ci si giocherà la prima maglia rosa. I 150 chilometri che porteranno al Santuario di Oropa saranno altrettanto insidiosi, con cinque salite concentrate nella seconda parte della tappa: l’ascesa finale è ben conosciuta ma un’azione determinata potrebbe garantire distacchi importanti.

Il resto della prima settimana è più gestibile, dalla Novara-Fossano che vedrà il primo arrivo per velocisti, all’approdo in Liguria, la quarta tappa che molti definiscono una mini Milano-Sanremo. La Genova-Lucca potrebbe facilmente vedere la prima volata mentre la Torre del Lago-Rapolano Terme è decisamente da prendere con le molle. La generale a questo punto sarà già abbastanza definita ma i dieci chilometri di strade bianche potrebbero causare sconvolgimenti imprevisti. In questo caso, occhio alle cadute e alle sorprese.

Due cronometro insidiose

L’avvicinamento al primo giorno di riposo del Giro 2024 sarà decisamente complicato, visto che inizierà con la cronometro più lunga della corsa rosa di quest’anno. I 40 chilometri che porteranno i corridori da Foligno a Perugia sono in buona parte pianeggianti, con un finale in salita che potrebbe scompaginare le carte. Gestire le energie potrebbe fare la differenza, anche perché il giorno dopo si torna sulle montagne. I 153 chilometri dell’ottava tappa saranno durissimi, con salite dall’inizio alla fine: l’ascesa finale a Prati di Tivo è ben nota agli amanti della Tirreno-Adriatico ma i 14,6 chilometri al 7% di pendenza media potrebbero vedere attacchi importanti.

I 206 chilometri della Avezzano-Napoli saranno interessanti, visto che prima di un finale fatto apposta per le volate, ci sono abbastanza salite per incoraggiare una fuga: l’anno scorso i fuggitivi furono ripresi poco prima del traguardo, stavolta le cose potrebbero andare diversamente. La seconda settimana inizierà con una salita poco conosciuta, quella di Cusano Mutri, 18 chilometri con rampe ben più dure di quanto possa suggerire la pendenza media del 5,6%. Se l’undicesima tappa sembra fatta per i velocisti, la Martinsicuro-Fano potrebbe vedere delle fughe, visto il percorso molto nervoso. La Riccione-Cento quasi sicuramente finirà con una volata, visto che è praticamente tutta pianura ma molti preferiranno risparmiare le forze per la seconda cronometro individuale: 31 chilometri misti che potrebbero scompaginare le carte prima delle Alpi.

Monte Grappa decisivo?

Gli organizzatori del Giro hanno messo la tappa forse più dura proprio prima dell’ultimo giorno di riposo e basta dare un’occhiata all’altimetria per capire perché. I 222 chilometri che porteranno da Manerba del Garda a Livigno sono duri già dalla partenza per diventare quasi impossibili nel finale: la combinazione tra i 18 chilometri della Forcola e l’arrivo in salita ad oltre 2.300 metri d’altezza saranno il terreno ideale per attacchi importanti. Martedì 21 maggio sarà un giorno da cerchiare in rosso sul calendario, visto che il Giro affronterà lo Stelvio dal versante di Bormio ma questa salita mitica non sarà che il riscaldamento per il finale. Chiudere con i 23,4 chilometri del Passo Pinei e la salita di Santa Cristina Val Gardena farà malissimo alle gambe di tanti uomini classifica.

Il bello è che il giorno dopo non ci si potrà affatto riposare, visto che i 154 chilometri che porteranno da Selva di Val Gardena al Passo Brocon sono altrettanto temibili. Cinque salite micidiali, dal Passo Sella al Rolle, al Gobbera fino a due passaggi del Brocon da lati diversi, incluso quello che porterà al traguardo. I velocisti sopravvissuti alle Dolomiti potranno giocarsi le loro carte nella 18a tappa, con l’arrivo a Padova che sembra perfetto per gli sprinter, mentre la Mortegliano-Sappada potrebbe essere buona per una fuga, anche se le tre salite prima del traguardo saranno difficili da affrontare da soli. Per la battaglia finale tra i favoriti, difficile immaginare uno scenario migliore del Monte Grappa: stavolta bisognerà affrontare una delle salite mitiche del Giro ben due volte, un’ascesa lunga e durissima in grado di rivoluzionare la generale prima della passerella a Roma.

Rosa, Pogacar contro Thomas

Poche edizioni della corsa rosa hanno avuto un pronostico più scontato di questa. Tadej Pogacar non solo è il favorito ma, francamente, non si capisce come, a meno di cadute o problemi di salute, possa perdere questo Giro. Lo aiuterà non poco il fatto che i suoi rivali più pericolosi abbiano scelto di correre il Tour ma il campione sloveno sembra davvero troppo superiore alla concorrenza. Il leader della Uae Emirates domina in salita ma può anche fare la differenza nelle cronometro e perfino sulle strade bianche. Il fatto che la sua squadra abbia lasciato a casa i suoi gregari migliori è prova provata del dominio annunciato del ciclista sloveno.

Tra i pochissimi che potrebbero rovinargli la festa è una vecchia conoscenza degli amanti del Giro, Geraint Thomas. Il leader della Ineos Grenadiers l’anno scorso aveva fatto una gara memorabile, venendo sconfitto da Roglic solo all’ultima tappa ma l’avvicinamento questa volta è meno convincente. Il britannico potrebbe guadagnare nelle cronometro ma ha a sua disposizione una squadra più forte ed esperta di quella del rivale. Se Pogacar dovesse avere qualche problema, il Giro potrebbe risolversi in un duello in casa tra Thomas e Arensman, cui potrebbe esser lasciata la libertà di giocarsi la maglia rosa fino in fondo.

Sorprese? O’Connor o Lopez

Non ci vuole molto per capire quanto sia povero il campo dei ciclisti che potrebbero battersi contro i due favoriti. Viste le tantissime defezioni pesanti, gli atleti che hanno qualche possibilità di puntare alla vittoria finale si contano sulle dita di una mano. Uno dei più convincenti potrebbe essere l’australiano Ben O’Connor, reduce da un inizio di stagione davvero convincente. La sua squadra, la Decathlon AG2R La Mondiale è terza nella classifica a punti dell’Uci e punta decisamente al podio. O’Connor è arrivato secondo al Tour delle Alpi ed è in ottima condizione: il problema è che non ha gregari di livello, a parte i fratelli francesi Paret-Peintre, che potrebbero dargli una mano specialmente sulle Alpi.

Un altro possibile protagonista è Romain Bardet, reduce dal secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi ed un discreto quinto al Tour delle Alpi. Il leader della Dsm sa bene come si corre un grand tour ed è perfettamente a suo agio nelle tappe in quota: a limitare le sue chances, però, l’infortunio di Max Poole che gli ha tolto un gregario importante. Sulle Alpi la sua assenza si sentirà parecchio. Sulla carta una delle sorprese potrebbe essere lo spagnolo Juan Pedro López, che ha appena dominato il Tour delle Alpi mostrando una gran personalità ed un acume tattico non indifferente. El Patron non ha mai brillato al Giro ma sembra in condizione invidiabile quest’anno: a giocargli contro, però, il fatto che la Lidl-Trek avrà tutto l’interesse a favorire Jonathan Milan. Il fatto, poi, di avere pochi gregari in montagna e di non essere competitivo nelle cronometro gli complicherà non poco la vita.

Italiani, occhio a Tiberi

La domanda di tutti gli appassionati di ciclismo è da qualche anno sempre la stessa: riuscirà un italiano a tornare a vestire la maglia rosa a Roma? Difficile non dare risposte deprimenti: a parte il 2018, mai così pochi ciclisti azzurri si sono presentati al via della corsa rosa. In quanto a qualità, però, la situazione è decisamente più rosea, specialmente considerato l’avvicinamento al Giro di alcuni dei campioni più attesi. Le speranze di tutti sono riposte in Antonio Tiberi, che dopo l’ottavo posto in Catalogna ed il terzo al Tour delle Alpi punta decisamente ad andare a podio. Visto che la Bahrain-Victorious ha incredibilmente deciso di lasciare a casa Wout Poels, il ciclista laziale è il primo dal ritiro di Nibali a poter puntare al top. Se molti dubitano della sua tenuta, visti i 22 anni, a dargli una mano ci sarà Damiano Caruso, cosa niente affatto trascurabile.

Se per la generale difficile sperare in meglio, le cose cambiano parecchio quando si guarda alle vittorie di tappa, dove sono parecchi gli italiani che potrebbero farcela. Filippo Ganna potrebbe vestire la prima maglia rosa ed è uno tra i favoriti nelle cronometro mentre Jonathan Milan è partito alla grande quest’anno e sarà il pericolo numero uno nelle volate. Le simpatie dei tifosi per le strade andranno tutte a Domenico Pozzovivo, che a 40 anni correrà il suo ultimo Giro: il leader della Vf-Bardiani-Csf è alla sua 18a corsa rosa, un record e cercherà di fare l’impossibile per chiudere con almeno una vittoria di tappa. Gli altri? L’esperto Cimolai è pericoloso in volata, De Marchi è reduce da ottime prove mentre Filippo Zana proverà a ripetere le prestazioni del 2023. Due giovani da tenere d’occhio saranno Lorenzo Germani ed il campione d’Italia Simone Velasco, sicuramente ansiosi di farsi notare da pubblico e sponsor.

Top 10? Lutsenko e Dunbar

Visto che la battaglia per la maglia rosa potrebbe risolversi per manifesta superiorità a favore di Pogacar, l’attenzione di molti si rivolgerà alla lotta per entrare nella top 10. In questo caso parecchi italiani hanno buone probabilità di farcela, ma dovranno vedersela con alcuni rivali poco raccomandabili. Uno dei più interessanti è il kazako Alexey Lutsenko, che ha deciso all’ultimo momento di preferire il Giro al Tour: il leader dell’Astana non corre la corsa rosa dal 2018 ma ha appena vinto il Giro d’Abruzzo e sembra in forma smagliante. Dopo due top 10 al Tour, potrebbe far molto bene, garantendo punti Uci di cui l’Astana ha un disperato bisogno. Un’altra squadra che arriva al Giro a caccia di punti è la Bora, che ha lasciato a casa Welsford, Buchmann e Kamna: la squadra si affiderà a Martinez e Lipowitz ma, nonostante abbia battuto Evenepoel alla Volta ao Algarve due volte, il colombiano ha sempre combinato poco nelle gare a tappe. Il tedesco, invece, ha impressionato al Tour di Romandia e potrebbe giocarsela fino in fondo nella generale.

La primavera della Visma è stata da dimenticare e, visto l’abbandono di Wout van Aert, molte delle sue speranze sono riposte nel debuttante Cian Uijtdebroeks. Il ventunenne belga è reduce da un 2023 incoraggiante prima del flop in Catalogna: il fatto che non abbia corso molto da allora potrebbe giocare a suo favore, considerato che la squadra lavorerà per lui e per il velocista Kooij. La Ef quest’anno non può puntare troppo in alto ma Hugh Carthy potrebbe aspirare ad una vittoria di tappa e un buon posto nella generale mentre la Movistar, considerati i dubbi sulla forma di Nairo Quintana, si affiderà quasi sicuramente ad Einer Rubio nella generale. Un’incognita è la strategia della Jayco Alula: a parte lavorare per il velocista Caleb Ewan, la squadra australiana spera che Zana e De Marchi si confermino ma occhio ad Eddie Dunbar. Dopo il settimo posto dell’anno scorso, l’irlandese si è nascosto e vorrebbe tanto ripetersi. Vedremo se ce la farà o meno.

Ciclamino, Milan può ripetersi

La battaglia che potrebbe offrire più soddisfazioni ai tifosi azzurri è quella per la classifica a punti, dove il campione uscente Jonathan Milan ha buone probabilità di ripetersi. Il ciclista friulano è tra i favoriti, anche se il campo di velocisti che gli contenderanno le volate è di qualità. In questo caso la competizione potrebbe rimanere aperta fino alla fine, con Milan che dovrà vedersela principalmente contro Kaden Groves, con Tim Merlier e Olav Kooij poco dietro. In realtà le cose potrebbero andare in maniera diversa: se Pogacar dovesse dominare in lungo e in largo come previsto, potrebbe prendersi anche la maglia ciclamino. Tra i velocisti, comunque, saranno sempre in grado di dire la loro sia Caleb Ewan che Fabio Jakobsen ma anche seconde linee come Danny van Poppel e Max Kanter, che potranno esprimersi con maggiore libertà.

Se in una volata di gruppo non è proprio a suo agio, Filippo Ganna potrebbe accumulare punti nelle tappe più nervose mentre Alberto Dainese ha mostrato di sapersela cavare in maniera egregia nel Giro dell’anno scorso. Al contrario dell’edizione del 2023, il velocista veneto è passato alla danese Tudor e, per la prima volta, avrà un treno a sua disposizione. Dainese si dice estremamente ottimista: “La condizione è in crescita, mi sento molto più pronto rispetto agli anni scorsi. Posso sfruttare il fatto di essere più fresco degli altri con soli dieci giorni di corsa nelle gambe”. Dainese vorrebbe vincere la tappa di casa, quella di Padova, ma sarà sicuramente una mina vagante in ogni volata. Difficile possa dire la sua nella classifica a punti ma non è affatto detto: considerato che avrà corridori esperti come Trentin e Mayrhofer a tirargli la volata, il veneto potrebbe togliersi parecchie soddisfazioni.

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