INTER DA CHAMPIONS

Un punto che fa classifica, ma soprattutto onore. L'Inter pareggia nella tana del City, dove nessuno vince da 6 anni, e lo fa con merito, coraggio e consistenza. C'è molto più di un punto in questo 0-0, che certifica il diritto nerazzurro di sedere al tavolo che conta. Un punto conquistato da Simone Inzaghi, lui pure ormai a pieno titolo fra i top d'Europa, persino pensando al derby: già privo dell'infortunato Dimarco, il tecnico nerazzurro si prende il lusso di rinunciare in partenza anche a Lautaro, Pavard e Mkhitaryan, peraltro sostituiti con grande profitto da Taremi (più rifinitore che centravanti), Bisseck (ormai siamo un passo dal titolare, se non persino oltre) e Zielinski.

Inter capace di guardare negli occhi l'avversario e di giocare alla sua stessa altezza fin dai primi appoggi. Anche Guardiola pensa al campionato (domenica supersfida con l'Arsenal), lasciando almeno 3 titolari in panchina, in una squadra dove in realtà i titolari sono almeno una quindicina. Il City prova subito a fare la solita partita, ma non ci riesce. Benissimo il blocco nerazzurro, pochi i tocchi di palla in uscita, ma precisi, col risultato di mandare quasi sempre a vuoto l'aggressione dei guardioliani, via via meno martellante, fino al vano assalto dell'ultimo spicchio di partita, l'unico in cui l'Inter soffre veramente.

Haaland sembrerebbe molto più ispirato rispetto a Istanbul, ma i compagni raramente riescono a innescarlo come servirebbe. Nel primo tempo, Bisseck e Bastoni sono spesso molto alti in costruzione quando arretrano sempre Calhanoglu e uno a turno fra Barella e Zielinski. Molto bravo il polacco: è alla prima da titolare, ma non si vede. Decisamente qualcosa in più di una riserva, ma si sapeva. Semmai sorprende la sua rapidità di inserimento. E poi tanto contropiede, negli spazi lasciati da una squadra che difende soprattutto attaccando.

Primo tempo con più possesso palla per i Cityzens, ma Inter con più palle buone per fare male veramente, quantità sovrapposta a qualità, senza che il risultato si sblocchi. Nessuna vera occasione da gol, ma l'unica vera parata è di Ederson sul sinistro di Augusto, quasi allo scadere e in coda all'ennesima ripartenza. Calhanoglu difende e rilancia, ma la vera differenza la fa Barella: insieme cambiano l'Inter.

In avvio di ripresa, Guardiola cambia l'acciaccato De Bruyne con Gundogan e l'acerbo Savinho con Foden, che subito alza i giri del motore: primo pallone e tiro di poco sopra la trasversa. Poco oltre, il più grande rimpianto nerazzurro: Taremi apre un corridoio d'oro per Darmian, che però manca il tempo per la botta. Inzaghi s'infuria, poteva essere il colpo della vittoria.

A metà ripresa, Inzaghi prova il colpaccio con Lautaro (per Thuram) e Mkhitaryan (per Zielinski), ma lì Guardiola riesce finalmente ad alzare il ritmo: due volte Foden e altrettante Gundogan bussano a casa Sommer, bravissimo a blindare porta e risultato.

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