INTER, LA STORIA DI DIMARCO: DAL PRECARIATO AL POSTO FISSO. E QUEI DUE BIVI DECISIVI PER LA SUA CARRIERA

Stupefacente, tale è stato il percorso, ma anche la crescita, di Federico Dimarco, in nerazzurro come in ambito internazionale. La considerazione sorge spontanea dopo il meraviglioso gol al volo realizzato ieri sera contro la Francia, ma dietro c’è un cammino lunghissimo, tanta gavetta e un paio di bivi decisivi per la sua carriera. L’unico a crederci sempre è stato lui, altra nota di merito che ne esalta il carattere, visto che a un certo punto era sembrato inadeguato al calcio di altissimo livello, quello dei club di prima fascia e della Champions League, per intenderci. Io stesso, concedetemi il breve inciso, gli devo delle scuse per averlo troppo precocemente giudicato concentrandomi sull’aspetto fisico, che mi pareva limitante in questo calcio di giocatori/robot: cantonata madornale, da parte mia.

IL PRIMO BIVIO - Parlavamo di bivi decisivi e per il primo è necessario tornare indietro all’estate del 2021, quando il Verona ritiene eccessivi i 7 milioni di euro necessari per riscattare il suo cartellino dall’Inter. Dimarco torna a Milano, l’ambiente è frastornato dal burrascoso addio di Antonio Conte e sulla panchina dei nerazzurri siede Simone Inzaghi. Il tecnico lo studia qualche giorno in allenamento e poi comunica al club la decisione di tenerlo per poterlo schierare in difesa, come terzo di sinistra (come vice Bastoni). Ruolo che Dimarco aveva interpretato per una stagione intera con Juric, al Verona. Il calciatore accetta di buon grado il compromesso, lui si sente un quinto ma davanti c’è Ivan Perisic e a gennaio dello stesso anno il club investe anche su Gosens. Dimarco ingoia amaro, ambisce a quel ruolo, ma capisce che non è il momento di avanzare pretese. Gioca da “braccetto” e al primo anno mette insieme 42 presenze stagionali con la maglia dell’Inter.

DENTRO LA CREPA - Il secondo snodo della carriera si presenta nell’estate del 2022, quando Ivan Perisic rifiuta il rinnovo e arriva a rottura con la dirigenza nerazzurra. Il croato seguirà Antonio Conte al Tottenham, lasciando una breccia aperta nel suo ruolo. Crepa in cui Dimarco è abilissimo a infilarsi, complice un Gosens che a Milano non si fa apprezzare come aveva saputo fare all’Atalanta. Dimarco invece ha fame, conquista il posto e non lo lascia più, iniziando a costruire insieme a Bastoni quell’intesa che oggi è divenuta una dei punti di forza dell’Inter di Inzaghi.

ADDIO PRECARIATO - Il resto è storia contemporanea, sono lontani i tempi dei compromessi e del precariato. Dimarco adesso è il titolare indiscusso della fascia sinistra dell’Inter, un perfetto quinto che interpreta il proprio ruolo in modo impeccabile, con qualità in fase offensiva e diligenza in quella difensiva. Qualità, dedizione, un pizzico di fortuna, una necessaria dose di autostima e l’approccio sempre positivo sono gli ingredienti per la ricetta del suo successo. Il mancino che buca Maignan è l’ennesimo punto esclamativo piazzato da Dimarco lungo quel percorso che gli aveva presentato troppi interrogativi e scetticismo.

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