ITALIA SPUNTATA, FLOP SCAMACCA-RETEGUI: QUESTA VOLTA NON è COLPA DI IMMOBILE

La resa dei conti. Nel day after è tempo di riflessioni e analisi. La sconfitta pesante - più dal punto di vista del gioco dell'atteggiamento che dal risultato - contro la Svizzera conduce inevitabilmente a studiare a fondo quanto fatto dall’Italia di Luciano Spalletti. Il verdetto del campo parla di una Nazionale carente in ogni ruolo, fatta eccezione per la porta, dove capitan Donnarumma è stato l’unico (insieme a Zaccagni) a salvarsi in quella che è stata una campagna fallimentare degli Azzurri.

Questa volta, però, il tribunale social condanna Luciano Spalletti dopo la disfatta dell’Italia. Il commissario tecnico è il bersaglio principale - se non l’unico - della critica per quelle che sono state le sue scelte. Tocca al CT il ruolo più scomodo, quello di capro espiatorio, che l’Italia calcistica era abituata ad attribuire a Ciro Immobile nel recente passato. Sì, perché è proprio vero che le vittorie sono figlie di tutti, mentre nessuno è padre delle sconfitte.

Dopo Euro 2020 il trionfo dell’Italia è stato attribuito a Mancini, ovviamente, e a tanti protagonisti del percorso fino al trionfo di Wembley, mentre nei momenti di difficoltà nel recente passato, dopo prestazioni opache e risultati deludenti, gran parte delle responsabilità sono state attribuite in maniera troppo superficiale e affrettata a Ciro Immobile, reo di non essere riuscito ad andare in gol.

Un giudizio di gran lunga lontano dalla realtà, ma che soprattutto stona all’indomani dell’eliminazione da Euro 2024 di un'Italia questa volta priva di Immobile ma con a disposizione i centravanti acclamati a furor di popolo, Gianluca Scamacca e Mateo Retegui, ma a quota zero alla voce gol segnati e assist realizzati dopo 360 minuti.

Un dato che, però, questa volta non fa il solito rumore. Un numero che sembra pesare meno rispetto a quando a guidare l’attacco della Nazionale c’era Ciro Immobile, in una Nazionale capace di laurearsi campione d’Europa. Valutazioni distanti e poco equilibrate, con termini di paragone troppo distanti e diversi.

La stagione di Ciro Immobile non è stata certamente indimenticabile dal punto di vista personale, con problemi fisici che hanno condizionato un’annata in cui le reti del capitano hanno pesato nel cammino della Lazio fino agli ottavi di finale di Champions League, tra le prime 16 d’Europa.

Tenendo in considerazione l’ultima annata, il classe 1990 non meritava la chiamata per la Germania più o come Scamacca e Retegui, ma a stonare sono le critiche e il rumore su piani diversi tra il primo e gli altri due all’indomani di quella che è stata una vera e propria disfatta a tinte azzurre.

Eppure i numeri in carriera vedono da una parte un calciatore in grado di conquistare una Scarpa d’Oro, 4 volte il titolo di capocannoniere del campionato di Serie A e una volta di Europa League, mentre dall’altra due calciatori classe 1995, in piena crescita ma non con lo stesso ‘pedigree’ di Immobile. Dati profondamente diversi, ma che non bastano alla critica in un’analisi spesso superficiale e poco obiettiva che preferisce ridurre tutto ad un unico colpevole, senza considerare gli aspetti tattici e il rendimento generale della Nazionale.

L’Europeo di Gianluca Scamacca si è praticamente concluso dopo il primo tempo di Italia-Albania, con qualche buon movimento e poco altro. Contro la Spagna il recupero di Cucurella su di lui in mezzo al campo è stato la fotografia dell’avventura in Germania dell’attaccante dell’Atalanta, costantemente lento e in ritardo nel pensiero e nell’esecuzione al cospetto di avversari d’alto livello.

Contro la Croazia, l’ex Sassuolo si è addirittura accomodato in panchina per far posto a Mateo Retegui. Una chance che l’attaccante del Genoa ha provato a sfruttare, lottando corpo a corpo con gli avversari, senza però riuscire a lasciare il segno. Poi pochi minuti nel finale contro la Svizzera e poco altro, in un’esperienza anonima a Euro 2024. Un bilancio nettamente negativo da parte dei attaccanti, che in due contano 5 gol in totale in azzurro.

La realtà dei fatti è che il gioco sviluppato dall’Italia guidata prima da Mancini e poi da Spalletti si sviluppa con l’obiettivo di portare i centrocampisti alla conclusione. Un sistema che prevede che gli attaccanti lavorino con la squadra per creare spazi per i compagni e premiare gli inserimenti. Qualcosa di diverso rispetto alle qualità di un attacco come Ciro Immobile - miglior marcatore della gestione Mancini con 9 reti -, che sfrutta le sue doti attaccando la profondità.

Troppo spesso ingiustamente criticato, anche in modo pesante, l’attaccante e capitano della Lazio ora può prendersi la sua piccola rivincita, seppur davanti ad uno scenario amaro per l’Italia. Stavolta la colpa non può essere la sua. Eppure la critica risparmia gli attaccanti, secondo valutazioni che appaiono non propriamente oggettive e bilanciate…

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