JUVENTUS, DANILO è IL SIMBOLO DI TUTTO QUELLO CHE è CAMBIATO

Tutto intorno cambia e c’è chi ha la possibilità di riscoprirsi colonna. Di quelle granitiche, che non si spostano: ne è un esempio Gleison Bremer che all’interno della rivoluzione Juventus resta saldo al centro della difesa bianconera, così come Vlahovic diversi metri più avanti. E poi ci sono le sorprese, quelle che nel continuo movimento riescono a cavalcare l’onda giusta e chi invece sembra navigare in risacca. Due casi esplicativi: Federico Gatti che si è riscoperto essere leader della Juventus con la fascia di capitano indosso; e chi quella fascia l’ha persa perché questo inizio di stagione l’ha seguito per lo più dalla panchina: parliamo ovviamente di Danilo.

Non serve essere accaniti retroscenisti, non serve scavare dietro le quinte per capire quella che è a tutti gli effetti un’evidenza: Danilo, in questo momento, è scivolato dietro nelle gerarchie di Thiago Motta. Nelle prime tre partite di questa stagione, il difensore brasiliano ha giocato uno spezzone di 5 minuti alla seconda contro l’Hellas Verona; 0 minuti contro il Como al debutto e 0 contro la Roma. Una bella differenza con l’anno scorso quando Danilo è stato il settimo calciatore bianconero per minutaggio con 2.901’ in campo. 270 minuti – sempre titolare e sempre in campo per tutto il match -, dopo le prime 3 dell’anno scorso, contro Udinese, Bologna e Empoli.

Adesso la domanda che sorge spontanea: perché Danilo è sceso nelle gerarchie della Juventus? La risposta è molto semplice: nelle idee di Thiago Motta c’è chi merita di più, al di là dell’esperienza o di quello che dice la carta d’identità. Allo stesso tempo, questa è la fotografia del momento ed è tutt’altro che un monolite immutabile. Per il difensore brasiliano – ricordiamolo, tra gli ultimi ad arrivare a Torino in estate e reduce da un’esperienza con il Brasile logorante dal punto di vista fisico e mentale -, ci sarà da lavorare tra le mura della Continassa, con la consapevolezza che non sono i gradi conquistati nelle passate stagioni a garantire un posto, ma solo il qui e ora. Insomma, anche i leader devono mettersi in gioco e ripartire da zero: è la rivoluzione di Thiago Motta, dove nulla è scontato ed è il merito a dettare ogni scelta.

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