MAX VERSTAPPEN E LO STRANO CASO DI JENSON BUTTON

Come Benjamin Button da cui prendiamo spunto per il titolo di questo scritto, Max Verstappen è un fenomeno che merita di essere studiato. Anche nei momenti più difficili, quando non è supportato da una macchina all’altezza delle sue ambizioni e del suo talento, quando egli stesso guida al di sotto delle sue possibilità e sembra quasi annoiato di essere in pista senza poter lottare per qualcosa di importante, riesce comunque a trovare una soluzione positiva. Non perde troppi punti e continua a mantenere la testa della classifica piloti con un margine di vantaggio ancora molto ampio. E di questi tempi è grasso che cola.

Sono solo tre i punti che Lando Norris ha recuperato, anche se altri piloti iniziano a farsi avanti e diventano più visibili negli specchietti, pur non essendo ancora minacce concrete. Ci riferiamo chiaramente a Charles Leclerc e Oscar Piastri, che ieri ha vinto il Gran Premio azero, fungendo da muro mobile contro gli attacchi del monegasco.

Red Bull: Max Verstappen come Jenson Button?

Non si può prevedere come finirà questo campionato del mondo, con sette gare ancora da disputare e tre sprint, i giochi sono ancora aperti. Tuttavia, si comincia a intravedere qualche somiglianza con il campionato del 2009, quello vinto da Jenson Button su una Brawn GP che partì fortissimo e riuscì a costruire un grande vantaggio grazie a una trovata geniale, seppur molto discussa, che venne poi copiata da tutti nella seconda parte della stagione.

Jenson ridusse il suo vantaggio, ma bastò lo slancio della prima metà dell’anno per permettere all’inglese di conquistare un titolo storico. Potrebbe essere quello che accadrà anche a Verstappen, mentre la concorrenza si batte ferocemente rubandosi punti a vicenda, senza che emerga un avversario forte in grado di mettere seriamente in difficoltà il talento di Hasselt.

Tuttavia, va detto che Max non può permettersi di adagiarsi sugli allori e deve fare la sua parte in una situazione così difficile. Se ieri non è arrivato davanti al compagno di squadra è perché quest’ultimo è stato coinvolto in un incidente di cui è difficile attribuirgli la colpa. Sergio meritava ampiamente il terzo posto, forse anche di più, mentre Max sembrava guidare distrattamente, quasi come un anziano che va a passeggio la domenica con un braccio fuori dal finestrino, accompagnando i nipotini a casa degli amici.

Immagini volutamente provocatorie, che non intendono screditare la grandezza di un campione che ha vinto tre mondiali consecutivi e che probabilmente conquisterà anche il quarto, a meno che la sua vettura non crolli improvvisamente e McLaren non cominci a supportare Norris nella sua rimonta.

Max, a fine gara, ha ammesso di non essere stato protagonista di un weekend esaltante, lamentandosi anche della sua RB20, una vettura che ultimamente non gli si addice più e che non riesce a guidare come all’inizio dell’anno. L’olandese ha bocciato gli aggiustamenti fatti al setup tra venerdì e sabato, ammettendo che lui e il team hanno pagato le conseguenze di questo errore.

Forse sarebbe stato meglio seguire la direzione d’assetto  presa da Perez, ma questo è un segnale eloquente: significa che Max e il suo staff non riescono più a trovare quella vena aurifera che ha portato tanti successi, e ora guardano a Perez, che solitamente è a distanze siderali dal compagno di squadra. Aggrapparsi alle soluzioni del messicano non è certo un buon segnale e testimonia il disorientamento tecnico all’interno del team austriaco.

Nelle interviste post-gara, Max ha cercato di sottolineare ciò che di positivo emerge dal weekend di Baku, ossia la classifica piloti. Da questo punto di vista si è detto sollevato di non aver perso troppi punti. Tuttavia, ha fatto poche menzioni alla perdita della prima posizione nella Classifica Costruttori, il che potrebbe sottintendere una sorta di scollamento con il team, ma queste sono solo sensazioni e non intendono essere prove di un rapporto compromesso. Non è nostra intenzione sostenere questo; ci limitiamo a osservare la situazione.

Il Gran Premio per Max si è concluso con un piccolo giallo per un presunto sorpasso sotto Virtual Safety Car. L’olandese è stato poi ammonito, ma senza conseguenze sulla classifica finale. Un episodio marginale che non modifica il giudizio su un weekend da cinque in pagella per il campione del mondo, che può sorridere solo per il fatto che Norris, pur partendo in quindicesima posizione, abbia recuperato solo tre punti.

F1 2024: sette colpi da parare per Max Verstappen

All’orizzonte c’è un’altra gara: il Circus si sposta a Singapore, un’altra pista che potrebbe mettere in difficoltà una Red Bull RB20 malconcia, sofferente e incapace di reagire. In questo momento è necessaria una reazione da parte del team, ma anche da parte di Max Verstappen, che deve sforzarsi di tornare almeno sul podio per contenere l’avanzata di McLaren e per evitare che la Ferrari diventi una minaccia concreta, destabilizzando ulteriormente le speranze iridate del pilota.

Noi di Formulacritica lo sosteniamo da settimane: Red Bull e Verstappen stanno giocando in difesa. In questo momento, con i fondi a disposizione praticamente esauriti e l’ATR che non consente più di lavorare in galleria del vento o di utilizzare ulteriori gettoni CFD, non pienamente possibile proteggersi dall’ondata che sta arrivando. A questo ritmo si rischia di essere travolti e di perdere terreno non solo nella classifica costruttori (cosa già accaduta ieri), ma anche in quella piloti, la più importante delle due.

La sensazione è che Singapore sarà un Gran Premio decisivo, perché precede una lunga e insolita pausa in cui il team avrà l’opportunità di lavorare per risolvere alcune problematiche evidenti. Uscire male da Marina Bay (qui gli orari) potrebbe condizionare anche psicologicamente lo slancio di un team che sembra attraversare una fase di depressione irreversibile.

Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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