"TOTò INTROVERSO, TIMIDO, GENEROSO. E QUEGLI SCHERZI DALL'AMICO TACCONI". INTERVISTA AD ALDO SERENA

Aldo Serena ha la voce bassa, il tono dimesso di chi cerca di soffocare le lacrime. Anche lui, come gli altri eroi azzurri delle «Notti magiche» di Italia '90, si è svegliato leggendo la notizia che tutti temevano, ma a cui nessuno voleva rassegnarsi: Totò Schillaci non c'è più; anche se, campioni come lui, sono destinati a «esserci» sempre, almeno nel cuore e nella occhi di chi ama il calcio. Aldo Serena lo sa bene, ma questa consapevolezza non basta a tirargli su il morale.

Aldo, che ricordo hai di Totò?

«Un ricordo vivido, come il suo sguardo: pupille spalancate che riflettevano i bagliori delle Notti magiche di Italia '90».

Dove lo hai conosciuto e che carattere aveva?

«L'ho conosciuto in Nazionale, non abbiamo mai giocato insieme nello stesso club. Era un ragazzo introverso e timido, ma capace di grandi slanci di generosità quando capiva di potersi fidare di chi gli stava accanto».

Una caratteristica degli uomini del sud, soprattutto quando emigrano al nord...

«Ma Totò è riuscito a imporsi a Torino con la Juve e a Milano con l'Inter con la forza del suo talento eccezionale e di una grande umanità. Era impossibile non voler bene a uno come Schillaci».

Il trionfo, per certi versi inaspettato, arrivò in quel mondiale tricolore dove Totò, partito per fare la riserva a Carnevale, si trasformò di partita in partita in goleador implacabile.

«Ma Schillaci fu bravo anche a non farsi mai travolgere dal successo. È sempre rimasto una persona umile e disponibile. Per questo la sua morte lascia in tutti un vuoto enorme».

Voi ex azzurri di Italia '90 avete una chat che si chiama proprio «Notti magiche», ne faceva parte anche Totò?

«No. Lui non era un personaggio né da chat né da social. Ma di Totò, soprattutto da quando avevamo saputo della sua malattia, parlavamo spesso».

Un aneddoto da... spogliatoio?

«Anche in Nazionale la goliardia era all'ordine del giorno. Totò aveva un feeling particolare con Tacconi che era suo compagno di squadra nella Juve. Da Stefano accettava qualsiasi scherzo...».

Paolo Rossi, Sinisa Mihajlovic, Gianluca Vialli, Gigi Riva, Totò Schillaci... La lista è lunga: addii accomunati dalla malattia, che fanno male. Sembra una maledizione...

«Non è una maledizione. Tutte le morti fanno male. Ogni volta che se ne va una persona cara, a noi non resta che riflettere. Sperando di non avere rimpianti».

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